59 missili contro la Pace e a favore dell’Isis

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di Luigi Asero

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Che la strage col gas nervino in Siria fosse destinata a rompere gli equilibri (già fragilissimi) lo aveva capito chiunque avesse un po’ di “sale in zucca”,

a esclusione ovviamente di quella parte lobotomizzata che si fida ciecamente dell’informazione ufficiale. Lo scontro è subito nato violento tra quelli che “è stato Assad” (senza prova alcuna nemmeno logica) e la Pace possibile.

Chiunque sia stato (e noi pensiamo sia stata azione di una qualche “intelligence” perversa) non gli interessava né far morire paralizzati gli abitanti di quel villaggio, né passare certo per pacificatore.

L’azione mirava a colpire l’impulsività del presidente americano Donald Trump, che infatti non si è smentito compiendo il suo primo atto di guerra e soprattutto il suo primo errore mondiale (a parer dello scrivente), destinato ad aprire un baratro nel già profondo abisso in cui la politica d’oltre oceano ha precipitato il mondo negli ultimi decenni (almeno dai tempi del Vietnam per esser più chiari).

La notizia è già nel tam tam mediatico della mattina e tutti ne siete a conoscenza: il Pentagono ha confermato l’attacco alle 2.40 della notte contro basi siriane portato a termine con il lancio di 59 missili Tomahawk. Imprecisato il numero di persone morte (principalmente sembra militari siriani). Il Pentagono afferma di aver colpito la base di Al Shayrat da dove -sostengono le fonti militari USA- sarebbe partito l’attacco con il gas Sarin contro la città di Khan Sheikhun che ha provocato la morte di 80 civili, di cui 28 bambini.

Assad e Putin reagiscono immediatamente, Putin afferma “Washington ha compiuto un atto di aggressione contro uno Stato sovrano“. La fragile intesa Trump-Putin è rotta.

Così come la possibilità di una lotta congiunta contro il sedicente Stato Islamico che ha creato (a opera di chi?) il caos in quella regione e in parte del mondo intero.

Le reazioni, la sequenza dei fatti, fanno anche percepire chi sia veramente lo Stato Islamico. E questa battaglia è chiaro che l’ha vinta.

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